Nella vita di tutti i giorni, Fabrizio Borelli è un regista televisivo, tra i più originali e preparati che io abbia incontrato nel mio cammino professionale.E il mestiere del regista somiglia molto a quello del direttore d’orchestra: non consiste, come pensavo da bambino, nel semplice muovere la bacchetta per ottenere il suono desiderato ma in un lavoro duro, che unisce passione ed esperienza, immaginazione e organizzazione, sensibilità e carisma. Un lavoro, insomma, a tempo pieno, nel senso che non si limita all’orario effettivo di attività ma riempie ogni spazio, ogni momento della giornata. Questa premessa mi serve per arrivare al tema perché la produzione artistica di Fabrizio Borelli mi ha sorpreso e un po’ spaesato.Come nei vecchi dischi di vinile, è come accorgersi d’un tratto del lato b di una persona, la faccia meno nota e proprio per questo più vicina all’anima. Il direttore d’orchestra ritrova il solista o, meglio, il compositore, che non si esprime più per effetto di una committenza ma per il desiderio-bisogno di raccontare se stesso a se stesso, senza limitazioni e mediazioni di sorta.L’ho definita produzione artistica proprio per distinguerla dall’altra, l’attività a tempo pieno della regia. Questa non è lavoro ma l’essere, il realizzarsi nelle cose che si fanno.La manipolazione delle lastre fotografiche, fatta con inserti grafici, cromatici, testuali dà comunque vita a risultati ogni volta sorprendenti. Ogni ciclo e, all’interno del ciclo, ogni tema trovano la strada per cambiare il punto di vista di chi guarda, proponendo diversi livelli di lettura. E più si esplora un’opera, più si è colpiti dal gioco di rimandi costruito su un “originale” che è solo il pretesto di un racconto per suggestioni visive. Adesso conosco un altro Fabrizio Borelli, che ha deciso di aprirci un suo mondo segreto. E lo ha fatto servendosi di un candore e di una narratività visiva in grado di suscitare emozione. Materia prima essenziale quando si parla d’arte.
In everyday life Fabrizio Borelli is a television director, one of the most original and prepared that I have run into in my professional career.
The director job is very similar to the conductor job: iy isn’t in fact, as I thought as a child, simple moving stick to get the sound you want, it is hard work, combining passion and experience, imagination and organization, sensitivity and charisma. In short a full-time job, it fills not only the time of actual activity but every space, every moment of the day.
I start by saying this because I was surprised and disoriented a bit next to the artistic production of Fabrizio Borelli. As in the old vinyl records, you suddenly notice the B side of a person, the unknown face and for that closest to the soul. The conductor found the soloist or/and the composer, who doesn’t express as a result of a commitment but for the desire/need to talk something himself to himself, without limitations and mediation whatsoever. I defined artistic production just to distinguish it from the full-time business of directing.This is not job, this is being, realizing throughout things that you do. The manipulation of the photographic plates, made with graphic inserts, colors, text still gives rise to surprising results every time. Each cycle, within the loop, each theme are the way to change the point of view of the viewer, offering different levels of reading. And the more you explore the artworks, the more one is struck by the play of references built on an “original” that is only a pretext for a tale to visual suggestions.
Now I know another Fabrizio Borelli, who decided to open up its secret world. And he did it using a candor and a visual plot that is able to awaken emotions. Essential raw material talking about art.